Testimonianze

TESTIMONIANZA DI SUOR TERESINA   

Io Sr. Teresina, al secolo Berta Bertocchi nata il 4 ottobre 1936, riporto la seguente testimonianza personale. La sera del 12 febbraio 2012 per una imprudenza sono caduta da un servoscala, ruzzolando per una rampa di 16 gradini. La caduta è stata molto violenta; ho battuto la testa, le spalle e soprattutto il piede destro al calcagno, di cui ancora adesso subisco le conseguenze. Ero tutta gravemente contusa, e secondo la testimonianze delle mi e consorelle, che si trovavano sul servoscala, avevano temuto per il peggio, vista la dinamica dell’incidente, temendo anzi che non sarei più riuscita ad alzarmi. Alcune di loro testimoniano che il fatto di vederla di nuovo in piedi è stato considerato un vero e proprio miracolo. Invece la conseguenza è stata solo la frattura del piede destro. Certamente anche in questa occasione ho avuto la protezione della mia Madre Fondatrice Francesca Foresti, che mi ha assistito intercedendo presso il Padre Celeste.

In fede
Suor Teresina
(Berta Bertocchi)


TESTIMONIANZA DI SUOR EMILIA

UN VELOCE E DECISIVO AIUTO DA PARTE DI MADRE MARIA FRANCESCA FORESTI

Era il mese di febbraio 2013; che nel mio corpo qualcosa (o molto) non andasse bene, me lo ha indicato un semplicissimo esame ematico, l’Emocromo, che segnalava un’importante anemia…Di lì il campanello di allarme per procedere con una colonscopia.

Il referto medico purtroppo era positivo e la successiva biopsia confermava frammenti di adenocarcinoma.

Saputa la notizia non ero molto preoccupata per me, quanto per le mie consorelle, più che altro per l’esito della malattia…

Ricordo che durante una sosta vicino alla tomba della mia Madre Fondatrice ho detto queste precise parole: “Cara Madre, io non Ti ripeto quello che Ti ho detto ieri sera, perché Tu sei intelligente e non hai bisogno di tante parole, ma serviti di me perché il Signore Ti possa glorificare anche su questa terra…”

Dopo una decina di giorni mi hanno sottoposto a TAC addominale e toracica e con i referti dell’esame mi sono sottoposta a visita gastroenterologa. Il Medico, una Dottoressa specializzata in gastroenterologia, con molta delicatezza ma altrettanta decisione, mi ha fatto capire la serietà della malattia e la necessità dell’intervento, perché come ha sottolineato, a livello dell’intestino cieco, vi era una neoformazione vegetante e sanguinante.

In quel periodo i miei familiari mi avevano invitato a partecipare alla Prima Comunione di un pronipote, Giuseppe. Colsi così l’occasione per recarmi, come di consueto, accanto alla tomba di San Pio da Pietrelcina per fare una chiacchierata con Lui! Infatti la sera del 22/05/13 mio nipote, dipendente presso il Santuario in qualità di vigilante, scelta un’ora serale, in cui non vi era affluenza di devoti e mi sono trovata praticamente sola accanto a Lui, mi ha fatto sostare presso la Tomba di San Pio. Gli ho detto queste testuali parole: “Padre Pio, Tu sei già tanto conosciuto e il Signore è già tanto onorato e amato per mezzo Tuo, fai in modo che la Madre Fondatrice, che è stata Tua Figlia Spirituale, faccia qualcosa! Chiedo questo non per me, perchè non mi importa di morire, ma perché il Signore possa essere glorificato ed amato attraverso di Lei…”

Testimonio che, mentre dicevo questo, ho sentito istantaneamente da una parte all’altra dell’addome, come un fuoco che bruciasse qualcosa.

Questa sensazione di bruciore interno è stata intensa, fisica e reale, anche se è durata pochi istanti, perché mio nipote mi ha invitata a uscire dalla cripta. La particolarità è che né prima né dopo ho più avvertito la medesima sensazione…

A San Giovanni Rotondo in quei giorni c’era anche mio fratello Don Piero Lalla, salesiano, il quale conoscendo diversi frati cappuccini e tanti fedeli, chiedeva a tutti preghiere per me, e anche Fra’ Fedele mi ha assicurato particolari preghiere.

Intanto a Bologna le mie consorelle con tutti i fedeli delle parrocchie di S. Maria della Quaderna, San Cristoforo, Sant’Ambrogio e limitrofe, fino al giorno dell’intervento hanno continuamente pregato per me la nostra cara Madre Fondatrice.

Così, accompagnata da tanta amicizia e preghiera, al mio rientro in comunità mi recai dal Medico Chirurgo Dott. Giampaolo Ugolini, il quale, dopo avermi spiegato in che cosa consisteva l’intervento, mi ha chiesto se avevo domande da fare… Io, un po’ titubante ho raccontato l’esperienza sulla tomba di Padre Pio.

Il Chirurgo mi ha detto: “Cosa vuole fare? Vuole ripetere tutti gli esami? Sa, anche io come Chirurgo mi sono trovato in grande difficoltà durante un intervento e ho fatto un voto a Maria Santissima che se l’intervento fosse andato bene mi sarei recato da Recanati a Loreto a piedi…” . Sorridendo ha confessato poi: “Devo assolvere a questo voto!” Con questo ho capito che il Dottore confidava nell’aiuto di Dio.

Sentendo questo racconto, ho fatto decidere al Medico, il quale mi ha detto: “Inizio l’intervento in laparoscopia, poi vedremo….”

L’intervento fu fissato per il 29 maggio. Ero ricoverata al Sant’Orsola e alle 7 e 20 erano vicine a me Suor Veronica e la nostra amica Concetta. Mi sentivo serena come non mai, tant’è vero che ancora adesso dico: “Ma se fossi partita per il Paradiso, mi sarei sentita davvero pronta all’incontro con Nostro Signore!” e tra una battuta e l’altra arrivai in sala operatoria e mi prepararono per l’anestesia…

Suor Veronica attendeva con preoccupazione il mio ritorno in camera, che si faceva desiderare… infatti erano le 12.30 e ancora ero in sala operatoria… finalmente alle 13.30 vide arrivare in camera il Dott. Ugolini, il quale rivoltosi a lei disse:” La rassicuro sorella, l’intervento è andato molto bene. Il carcinoma era localizzato e, cosa più importante, non vi erano metastasi. Direi che possiamo ringraziare il Signore!”.

Ora che ripercorro tutto quello che ho detto, mi si ripresenta alla mente quel bruciore che ho avvertito all’addome e mi domando se fosse proprio stato in quel momento che il Signore, attraverso la Madre, mi abbia concesso quello che ho chiesto!

Il giorno stesso le mie consorelle hanno nuovamente gioito per me e anche io con loro, poiché con grande sorpresa dei medici e di tutte le persone, il decorso postoperatorio è stato tranquillo e la ripresa è stata incredibilmente veloce. Dopo una settimana ero già a casa a ringraziare il Signore assieme al Parroco Don Francesco e le consorelle del buon esito dell’intervento!

Quanto attesto viene ad essere ulteriormente affermato dall’Oncologa Dott.ssa Angela Petronelli, la quale diagnosticando il referto ha detto: ”Lei, Lalla Stella, dev’essere grata alla vita, perché in poco tempo l’adenocarcinoma avrebbe potuto espandersi senza che lei se ne accorgesse.”

Si è poi complimentata per la buona ripresa, sottolineando che ho ricevuto un grande dono, perchè non riteneva necessaria nessuna cura oncologica, tranne un….. meritato periodo di riposo!

A completamento del ringraziamento per questo dono ottenuto per intercessione della Serva di Dio Madre Francesca Foresti, abbiamo celebrato con grande gioia e riconoscenza una Messa nella nostra Cappella a Maggio di Ozzano, dove è vissuta e morta santamente la nostra Madre Fondatrice.

In fede
Suor Emilia, al secolo Lalla Stella


LUCI DI UMANITÀ     

Io Sr. Teresina, al secolo Berta Bertocchi nata il 4 ottobre 1936, riporto la seguente testimonianza personale. La sera del 12 febbraio 2012 per una imprudenza sono caduta da un servoscala, ruzzolando per una rampa di 16 gradini. La caduta è stata molto violenta; ho battuto la testa, le spalle e soprattutto il piede destro al calcagno, di cui ancora adesso subisco le conseguenze. Ero tutta gravemente contusa, e secondo la testimonianze delle mi e consorelle, che si trovavano sul servoscala, avevano temuto per il peggio, vista la dinamica dell’incidente, temendo anzi che non sarei più riuscita ad alzarmi. Alcune di loro testimoniano che il fatto di vederla di nuovo in piedi è stato considerato un vero e proprio miracolo. Invece la conseguenza è stata solo la frattura del piede destro. Certamente anche in questa occasione ho avuto la protezione della mia Madre Fondatrice Francesca Foresti, che mi ha assistito intercedendo presso il Padre Celeste.

In fede
Suor Teresina
(Berta Bertocchi)


PERCORSO DI VITA

Lungo il percorso della mia vita, timorato di Dio, ho trascorso bei momenti e qualche amarezza. Nei momenti difficili ho sempre chiesto aiuto al Signore.

Nel 1993 mi è stata diagnosticata una epatite virale HCV. L’epatologo dell’ospedale di Cesena, Dott. Alessandro Stagno, mi ha indirizzato dal Prof. Labo dell’ospedale Toniolo in Bologna. Ho eseguito diversi cicli di interferoni ma la malattia non si è arrestata.

Nel 2007 mi hanno diagnosticato due brutti tumori HCC al fegato, operati prontamente a Bologna al centro trapianti reparto del Professor Pinna all’ospedale S.Orsola Malpighi.

Nel 2008 altri due tumori dello stesso tipo al fegato resegati nella stessa struttura.

Nel 2009 altro tumore al fegato, bruciato con alcool perché non era più operabile.

Nel 2010 un grosso ematoma, sempre al fegato, con avanzamento della malattia. L’epatologo Dott. Fabio Piscaglia mi ha affidato al Prof. Giovanni Brandi, oncologo. Il primo ciclo di chemio con xeloda non ha dato buoni risultati. Con il secondo ciclo di chemio con nexavar, più potente del primo, il corso della malattia non si è arrestato.

Con il terzo ciclo sperimentale, con Placebo + ramucirumab, sponsorizzato da una società americana, si è arrestata la malattia ma è stata sospesa la terapia per abbassamento delle piastrine nel sangue.

Nell’ultimo consulto, il Prof. Brandi mi ha espresso la sua incapacità di potermi guarire, io prontamente gli ho detto che non mi sarei fidato solo della sua diagnosi ma mi sarei rivolto ad altri. Ho visto nel professore uno sguardo di sdegno, ma quando gli ho rivelato che mi sarei rivolto al Signore, tramite Madre Suor Francesca Foresti e tutte le sue figlie del convento a Maggio di Ozzano, si è rasserenato e mi ha caldeggiato.

Dal reparto di oncologia mi hanno rimandato in epatologia, per provare una nuova cura sperimentale, AD-PEG, sponsorizzata da una società italiana, che consiste in una puntura settimanale da praticare al S. Orsola.

Al ritorno a casa, a Cesenatico, mi fermerò come ho sempre fatto sulla tomba di Madre Francesca Foresti non per una guarigione, ma per essere accompagnato nel corso della malattia, vista la mia età di 75 anni.

Spero che i viaggi a Bologna, accompagnato pazientemente da mia moglie, siano ancora tanti. A oggi la tac e le analisi mostrano un quadro stabile della malattia, speriamo……

21-09-12
Salvatore Zavatta


SGUARDO

Lo sguardo che Tu mi doni

Fissa un lembo di azzurro,

intravedo così gemme ovunque

che ieri non c’erano.

E’ primavera anche quest’anno,

il miracolo è avvenuto ed è nuova creazione

per me, per noi!

Ieri non vedevo, ma la linfa nascosta

Era giunta sino all’ultimo millimetro

Di quella punta di ramo,

perché tutto rifiorisse….

“Tu, Amato Redentore,

Tu sei Linfa Nascosta

Nei nostri corpi eucaristici:

Tu, Amante di ognuno di noi,

che vivi i nostri gelidi inverni, il buio, l’annientamento

Tu Energia di Luce,

piena di tenerezza, che non lasci aride le nostre membra,

ma le abbracci, offrendoTi come Amico Vero,

che strappa il nostro dolore per farlo Tuo,

anche quando è troppo tragico ciò che ci tocca….

Ma il TuoCuore ci sussurra:

“metti nel Mio il tuo dolore, non soffrire da sola/o

Io, la Vita, sono in te, come Forza Vitale,

come Speranza certa di Eternità che già possiedi.

Non soffrire più, anche se l’inverno è lungo…

Non vedi lo squarcio di azzurro che si immerge negli occhi?

E’ già una Nuova Stagione:

le gemme gonfie di vita sbocciano,

ed è Resurrezione per sempre!


PORTA VIVA

di Dott. Mons. Lino Goriup

già Rettore del Pontificio Seminario Regionale

Giosafat, il Santo Vescovo e Martire di cui oggi celebriamo la memoria, nato in Ucraina verso il 1580, Vescovo di Polock, e morto in Bielorussia nel 1623, martire per l’Unità delle Comunità cristiane della sua terra con la Chiesa Madre di Roma, si è donato al Signore senza riserve, ritenendo che una vita senza Cristo non valesse la pena di essere vissuta. In Gesù e con Gesù tutto diventa bello e buono, senza Gesù la vita è senza un senso pieno e definitivo.

Riascoltiamo con intelletto d’amore il Salmo che abbiamo pregato nella Liturgia. “Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la Tua mano… dove andare lontano dal Tuo Spirito, dove fuggire dalla Tua Presenza? Se salgo in cielo, là Tu sei, se scendo negli inferi, eccoTi” (Sal. 139, 5,7-8) Dio avvolte tutto, abbraccia tutti gli esseri con il Suo Amore.

L’amore di S. Giosafat per la Chiesa e i suoi fratelli, le parole del Salmo, ci aiutano ad entrare con semplicità, nel cuore di questa Liturgia che vuole ricordare Madre Francesca e chiedere a Lei la preghiera per noi, accogliendo in profondità i doni che Dio ha voluto fare a tutti noi attraverso la sua testimonianza.

“Cristo confixa sum cruci” “Sono crocifssa con Cristo”. Tali parole sono incise sulla lapide che copre le spoglie di Madre Francesca e le vediamo questa sera poste proprio davanti ai nostri occhi; la spiritualità della Serva di Dio è racchiusa in esse, consumata in esse.

Alcuni anni fa, mi fu consegnata da Madre Cecilia, dall’archivio degli scritti di Madre Francesca, una pagellina che riporta una breve”Elevazione” della Serva di Dio e che conservo con cura e venerazione. È il frammento o foglio 43. Voglio leggerlo ora, insieme a voi, e commentarlo brevemente, per rintracciarvi il “nucleo profondo” della spiritualità di Madre Francesca.

“L’Anima Vittima. O Signore, io voglio espiare dopo di Te e verso di Te, voglio attraversare il Getsemani, il Pretorio, il Calvario; voglio che i tuoi obbrobri mi sazino, che i tuoi abbandoni mi desolino; voglio che le tue spine mi cingano il cuore, che la tua spada trafigga il mio cuore. O Signore, Tu gioisci e regni lassù nella Gloria, io sulla terra al tuo posto fa che agonizzi senza fine. Voglio costituirmi porta viva dell’inferno; le fiamme mi bruceranno, i demoni mi tormenteranno, ma io porta viva terrò duro, non cederò e i peccatori non cadranno nell’abisso che ho chiuso.”

Sembra un componimento sprituale, del genere delle “Elevazioni Spirituali” a Dio, piuttosto condizionato dal linguaggio enfatico tipico di tali composizione. D’altra parte, come può una persona esprimere quanto prova o sperimenta, se non usando espressioni proprie del tempo in cui vive e del genere letterario che vuole usare (e quindi, nel nostro caso, dei libri di devozione che la Madre aveva a disposizione)? Bisogna essere molto prudenti ed equilibrati nel non liquidare facilmente parole dette o scritte che, ad un primo sguardo, sembrano simili ad espressioni che conosciamo già e già valutiamo in un certo modo. Anche S. Teresina, nella sua “Storia di un’anima”, per esprimere la “Piccola Via”, usa espressioni desuete per la nostra epoca (“la pallina di Dio”, “il fiorellino di Gesù”) ; ciò non significa che, sotto un modo espressivo semplice e ingenuo e un genere letterario determinato dal vocabolario di un’epoca, non si nasconda un tesoro spirituale che trascende le epoche (non casualmente S. Teresina è stata recentemente proclamata dal Santo Padre, Dottore della Chiesa).

Della pagellina di Madre Francesca, impressiona subito l’uso dei termini “Vittima” ed “espiazione”. A nessuno piace essere “vittima”, né “oppressore”; certamente, la scelta volontaria di essere “vittima” appare a chiunque folle, o perlomeno, mondanamente incomprensibile. Dall’insieme del testo, appare però che, per Madre Francesca, essere “vittima” significa “essere Ostia” (Hostia in latino significa vittima) come Gesù, dopo di Lui e verso di Lui. La vittima, l’hostia era l’animale sacro che veniva immolato su un altare per placare con il suo sacrificio l’ira di un dio. Così nelle religioni naturali, anche noi cristiani usiamo questa parola, anche se il significato che le attribuiamo non fa riferimento a quello delle religioni naturali, ma al nuovo significato che le viene conferito dall’Avvenimento salvifico della Croce e Risurrezione di Cristo.

Cristo non placa sulla croce l’inesistente ira di Suo Padre, Amore infinito e pietoso, ma pone fine alla tragica esperienza dell'”ira” contro noi stessi, contro gli altri e contro Dio, che il peccato ha scatenato nell storia dell’umanità con la disobbedienza di Adamo ed Eva.

Come si può ricomprare l’uomo, schiavo dell’odio e della morte? C’è un solo modo, con il suo esatto contrario: l’Amore.

L’odio non si combatte con l’odio, l’odio si combatte con l’amore. Il peccato, la disobbedienza, la morte, le conseguenze del peccato, si vincono con l’amore, un amore forte, perché “forte come la morte è l’amore”. “Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio” (Ct 8,7)

Alla luce di questa riflessione, possiamo rileggere la pagellina della Serva di Dio e tentare di comprendere le sue parole. Inizialmente, in maniera insconscia e forse ingenerosa, possiamo avere avuto la sensazione di trovarci innanzi alla manifestazione scritta di una spiritualità intimistica, legata al “dolorismo” di una certa ascetica passata, forse un po’ morbosa e nascostamente masochista; rileggendo meglio ci accorgiamo che lo scritto della Madre è un appassionaato e interiore cammino di identificazione con l’espiazione di Cristo, con il Suo atto redentivo. Madre Francesca non cerca il dolore e la sofferenza, ma il dolore e la sofferenza di Cristo, per identificarsi con Lui e diventare con Lui, con la Sua carne “porta viva” dell’inferno, chiusa sull’abisso perché i peccatori non vi precipitino. “Voglio costituirmi porta viva dell’inferno, le fiamme mi bruceranno, ma io porta viva terrò duro, non cederò e i peccatori non cadranno nell’abisso che ho chiuso. Io, in Cristo, ho il potere di chiudere l’inferno”.

È chiaro il riferimento a Mt. 16 e alle porte degli inferi che non prevarranno sulla Chiesa, perché Cristo e il Suo Corpo Mistico hanno il potere di chiudere con la propria carne l’abisso infernale. Cristo chiede alla Chiesa, a Madre Francesca, alle sue Figlie, a ciascuno di noi, di “costituirci” (nell’amore di riparazione) “porta viva dell’inferno”.

Ancora lo voglio ripetere, perché il senso della pagellina, mirabile sintesi della spiritualità della Madre, è solo questo. L’Anima Vittima è colei (o colui) che accetta ogni giorno di dimenticare se stessa, la propria dignità, il proprio comodo, non per abbrutirsi ma per resistere a quelle forze che vogliono strappare le anime alla felicità, a Dio.

Qualcuno ci deve essere. Qualche “soldato di Cristo” che, con le sole armi della fede, della speranza e dell’amore, stia sulla breccia ad affrontare i nemici della fede, della speranza e dell’amore. “La nostra battaglia non è contro creature fatte di carne e sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef. 6,12) Madre Francesca sembra dire a me e a te: “Non temere, ho chiuso l’inferno con Gesù, perché tu non ci vada!”. L’ ultima parola è l’amore; se lo accetti nella tua vita, nessun peccato è imperdonabile, anche quello più grave, nessuna maledizione è totale!

La Serva di Dio aveva capito questo segreto d’amore e l’ha portato nella quotidianità della consacrazione religiosa. San Giosafat l’ha vissuto con la sua gente e con il sangue versato per Gesù.

E io?

Questa sera, Madre Francesca ci chiede se vogliamo diventare anche noi come lei, perché se il miracolo è avvenuto in lei, che non era meglio di noi, può avvenire ancora in me e in te, oggi.

Ozzano, 12 novembre 2001

Da “Ombra e Luce” anno XIII nov-dic 2002

Conti Claudio